PENSIERI DELLA DOMENICA

Quarta domenica Tempo Ordinario

Le parole: piccoli suoni che escono dalla bocca ed entrano nelle orecchie.
Vi sono parole vuote, che si dicono tanto per dire.
Vi sono parole cariche di noia.
Vi sono parole che si dicono per rabbia o per risentimento.
Vi sono parole che inducono allo scoraggiamento.
Vi sono parole capaci di portare tristezza nel cuore di chi le ascolta.
Vi sono parole cattive, distruttrici.
Vi sono parole velenifere che inducono al sospetto o addirittura al disprezzo.
Ma vi è anche una Parola buona, data
con autorità.
Una Parola capace di lottare contro le parole cattive, false.
Una Parola capace di zittire il male: «Taci! Esci da quell’uomo».
Una Parola che libera da ogni male.
Una Parola creatrice che trae l’uomo dalla terra.

(Enzo)

Il 2 Febbraio la Chiesa celebra la Presentazione di Gesù al Tempio. Questa festa ci ricorda che quaranta giorni dopo la nascita del suo primogenito, Maria portò il bambino al tempio per riscattarlo con il sacrificio di due tortore o due colombe, secondo la Legge di Mosè. Questo adempimento della Legge è anche il primo incontro ufficiale di Gesù con il suo popolo nella persona dell’anziano Simeone.
Per questo le chiese orientali chiamano questa festa il Santo Incontro del Signore. La festa della Presentazione sorse a Gerusalemme nel IV secolo. Dalla liturgie orientali quelle occidentali hanno attinto la processione delle candele, che hanno conservato fino ai nostri giorni; essa trae origine dal cantico del vecchio Simeone, il quale, abbracciando il piccolo Gesù, ringrazia Dio e riconosce in quel bambino la «luce per la rivelazione alle genti e la gloria del popolo d’Israele». Qui di seguito riportiamo un antico inno di Sant’Efrem per questa festa.

Nel tempio santo
Simeone lo portava
cantandogli una nenia:
«Sei venuto, o clemente,
tu che hai clemenza della mia vecchiaia
e fai entrare le mie ossa
in pace nello sheol.
Grazie a te risusciterò
[passando] dal sepolcro al paradiso».

Ribolliva Anna
dello Spirito che [veniva] dalla sua bocca
e gli cantò una nenia:
«O figlio di [condizione] regale,
figlio di [condizione] vile,
stando in silenzio ascolti,
invisibile vedi,
nascosto intendi,
Dio figlio d’uomo
sia gloria al tuo nome»